L'unicità della Laga

Insolita salita al Gorzano, per la dorsale del Colle Vacciuno fino in vetta e discesa da quella della Cipollara.
Tanta tanta roba nell'escursione di oggi, la cima più alta del gruppo, due vette minori, versanti ripidi, lunghe dorsali, fossi profondi, fonti, acqua e sentieri fuori dalle classiche vie. Dalla laga si rientra sempre con tanta esperienza e gli occhi pieni di natura bella e ruvida.


L’escursione proposta è senza dubbio una delle varianti più interessanti per raggiungere la massima elevazione della Laga attraverso boschi di varie essenze, creste panoramiche, fossi che ospitano scintillanti ruscelli e poi, a completamento del tutto, anche la visita ad una bella cascata; insomma dopo una giornata di cammino si rientra a casa arricchiti da un vero concentrato di questo gruppo montuoso!! Si inizia a camminare dalla sterrata che si incontra sulla destra in corrispondenza dell’ultimo tornante della strada che da Amatrice va alla frazione di Preta (capannina del Parco e una palina con alcune indicazioni tra cui le cascate di Ortanza). Per un pò si segue in leggera salita la strada che in questo tratto coincide con il Sentiero Italia sino a giungere ad uno slargo dove una palina indica il sentiero verso le cascare ed il Colle Innamorato; imboccato il sentiero l’ambiente muta ed il bosco misto di faggi e castagni lascia il posto ad abeti solenni che accompagnano fino ai pressi del bivio per la cascata. Si lascia il sentiero principale in corrispondenza della palina con alcuni cartelli e con una breve deviazione in pochi minuti si raggiunge il corso d’acqua attraversando un terreno in parte dissestato per via degli effetti delle precipitazioni che qui si devono far sentire visto che ci troviamo sul fondo di un vastissimo impluvio. Guidati dal suono crescente dell’acqua che precipita a valle si giunge al cospetto della base di questo notevole complesso di salti che originano lunga una sequenza di cascate di cui, così dal basso, non si vede riesce ad intuire l’inizio a monte per tanto che si trova in alto. Dopo una sosta in questo bell’angolo di montagna si rientra sul sentiero principale che in breve conduce sino al Colle Innamorato, ameno valico da cui proseguendo si può rientrare al paese di Preta. Al colle termina la prima parte di salita più tranquilla a cui farà seguito un ben più impegnativo tratto per raggiungere il Colle Vacciuno (la cui sagoma peraltro già si può osservare dall’inizio della sterrata): la distanza da coprire è infatti assai breve ma con un discreto dislivello da superare di getto. Qualche segno nella parte iniziale guida sino al punto in cui la costa della montagna si impenna all’interno del bosco che si attraversa con percorso intuitivo tenendosi sul filo della dorsale, avendo di quando in quando qualche affaccio vertiginoso verso la valle sottostante dove è inciso il profondo Fosso di Ortanza. Si esce dalla macchia proprio al cospetto dell’impianto sommitale del Colle Vacciuno che è ancora un centinaio di metri più in alto; si procede a vista avvicinandosi alla base delle rocce sommitali lungo un pendio molto accentuato dopo di che si intercetta una traccia che aggira la cima sulla destra fino a portarsi di nuovo sulla linea di cresta proprio in corrispondenza della croce di vetta. Nonostante la quota non sia particolarmente elevata (Colle Vacciuno con i suoi 1.902 metri è comunque una cima inserita nella lista dei “1900” dell’omonimo Club), il panorama che si ha da questo balcone sulla piana amatriciana è dei più ampi e copre l’intera visuale ad ovest, dai Reatini sino ai Sibillini con tutto quanto vi è nel mezzo; ottima è anche la vista sulla parallela e non distante costa della Cipollara che percorreremo per la via del ritorno. Dopo una meritata sosta contemplativa ed il recupero di qualche energia spesa nella salita, il cammino riprende con pendenza ben più moderata lungo la cresta alla volta del Monte Gorzano la cui cima da qui sembra essere ancora lontanissima; ci si mantiene sulla linea della dorsale con begli affacci sulle profonde vallate ai lati dal cui fondo ogni tanto giunge il suono dei ruscelli, si raggiunge in breve un vistoso salto roccioso che per un breve tratto interrompe la cresta e poco oltre ci si ricongiunge con il sentiero che sale dal Sacro Cuore di Capricchia. Dal punto di innesto con il sentiero bisogna coprire ancora un paio di chilometri di dorsale e superare un dislivello di alcune centinaia di metri, ma a dare la carica ci sono gli scenari che si vanno aprendo via via che si guadagna quota rendendo quest’ultima parte della salita particolarmente remunerativa sino a giungere finalmente sull’ampia cima del Monte Gorzano, massima elevazione della Laga e privilegiato punto panoramico verso l’intero Appennino centrale. Per andare ad intercettare la costa della Cipollara si scende ripidamente alla sella tra il Gorzano ed i pendii che salgono alla Laghetta dove è presente un piccolo specchio d’acqua che rende particolarmente bello questo tratto di strada con vista panoramica verso il Gran Sasso. L’affaccio sul versante opposto consente invece di apprezzare in tutta la sua vastità il vallone da cui si origina il Fosso di Ortanza che con la sua caratteristica fenditura solca il fondo della valle raccogliendone le acque. Ci si porta in breve sull’anticima nord della Laghetta da cui prende il via la discesa sulla cresta della Cipollara, un’affilata e sinuosa dorsale che precipita vertiginosamente nei fossi che sono ai lati, centinaia di metri più in basso. Lungo la discesa per terreno erboso e qualche sfasciume si incontrano gli ammassi rocciosi dove sono indicate le due quote riportate anche nella carta dei sentieri laddove quella più in basso (2.125 metri) costituisce la Cima della Cipollara vera e propria, inclusa nel novero dei “2.000 metri” da collezionare. Si prosegue ancora nella discesa, nell’ultimo tratto ancora più ripida, sino a portarsi attorno ai 1.900 metri dove si abbandona la cresta proprio prima che questa divenga una “lama” di rocce particolarmente impervie: da questo punto si deve puntare in direzione sud-est verso il Fosso del Malopasso individuando alcuni ometti che indicano un lungo traverso sul fianco della montagna qui piuttosto scosceso; superato il corso d’acqua ricco di cascatelle si prosegue traversando su terreno a tratti impervio senza perdere quota e puntando al pianoro al limitare del bosco dove sono i resti dello Stazzo Fùcile che si raggiunge calandosi in un ultimo fosso con annesso ruscello. Giunti al pianoro si deve individuare il sentiero che riporta a valle, cosa che ci ha richiesto un girovagare nella selva di ortiche che coprono tutto attorno fino ad individuare il varco nel bosco ed un primo incoraggiante segnavia bianco/rosso; una volta imboccato il sentiero si procede senza più esitazioni fino a ricongiungersi con la sterrata (Sentiero Italia) a poca distanza dal punto in cui la si era lasciata all’andata, e così rientrare al punto di partenza.